Valutazione degli effetti del canto materno sul neonato pretermine
L’universo sonoro e vocale del neonato è in primo luogo un universo affettivo e umano; esso acquista significato soprattutto nella relazione che egli ha con la propria madre e, attraverso la madre, con se stesso.
Già nel periodo della gravidanza, la madre e il bambino sono in ascolto reciproco e risuonano l’uno per l’altra. Tutto il processo di crescita è accompagnato dalle pulsazioni del battito cardiaco materno, dal suo respiro, dai suoni provenienti dall’esterno e filtrati dal liquido amniotico, dalla voce della madre.
Il parto pretermine costituisce una brusca ed improvvisa interruzione del rapporto diadico: per questo motivo si è scelto di utilizzare, in questo studio, la voce materna, così presto riconosciuta e cercata, quella voce che il bambino percepisce all’interno di una relazione simbiotica di scambio. Scopo della ricerca è quello di valutare gli effetti dell’ascolto del canto materno come facilitazione della stabilizzazione del neonato pretermine di peso alla nascita inferiore ai 1500 grammi.
Indipendentemente dal proprio stato di salute, il neonato pretermine non è semplicemente un bambino immaturo dal punto di vista dell’età gestazionale, ma è nato con sistemi fisiologici non coordinati che non sono ancora adatti alla vita extrauterina. Lo sviluppo del sistema sensoriale sembra influenzato anche da un’adeguata stimolazione: l’esperienza del neonato durante la vita extrauterina gioca un ruolo fondamentale nel facilitare e mantenere la maturazione neuronale precoce e nel determinare il comportamento. Per lo studio – attualmente ancora in fase di svolgimento – sono stati selezionati 10 neonati pretermine di peso molto basso (peso neonatale inferiore ai 1500 grammi), nati consecutivamente tra il 1° Ottobre 2002 e il 28 Febbraio 2003, ricoverati alla nascita presso il reparto di Terapia Intensiva Neonatale della Cattedra di Neonatologia dell’Università di Torino. Sono stati esclusi dalla ricerca bambini affetti da malformazioni, neonati sottoposti a sedazione o con gravi condizioni cliniche alla nascita e persistenti dopo la prima settimana di vita. Si è scelto come stimolazione il canto della mamma, dal vivo, diretto al proprio bambino nell’incubatrice o nel lettino, a partire dalla prima settimana di vita fino alle dimissioni. L’osservazione ha una durata complessiva di 21 minuti, tutti i giorni: 7 minuti prima del canto, 7 minuti durante il canto e 7 minuti dopo il canto. Per standardizzare i parametri da osservare è stata elaborata una scheda secondo il modello teorico proposto dalla Dott.ssa H. Als per capire e valutare l’individualità e la specificità del bambino nell’affrontare il processo di sviluppo. Per ogni neonato sono stati registrati, al momento dell’inizio dello studio, alcuni dati anamnestici (sesso, peso neonatale, età gestazionale alla nascita, indice di Apgar, diagnosi di accettazione, ecografia cerebrale, tipo di parto). Ad ogni osservazione, si sono registrati, su apposita scheda, i dati anamnestici giornalieri (peso giornaliero, età cronologica, età corretta, tipo di ventilazione e di alimentazione, referto dell’ecografia cerebrale); i parametri vitali (saturazione di ossigeno e frequenza cardiaca); i segni di stress e di instabilità (rigurgito, vomito, singhiozzo, startle, tremori, clonie, smorfie, bocca aperta flaccida, apertura a ventaglio delle dita delle mani); infine, i segni di stabilizzazione (sorriso, suzione non nutritiva). Inizialmente si è presa in considerazione la popolazione di tutti i 10 neonati e successivamente sono stati confrontati i neonati di età gestazionale alla nascita inferiore o uguale a 28 settimane (3 neonati) con neonati di età gestazionale superiore a 28 settimane (7 neonati) e i neonati di età gestazionale inferiore alle 32 settimane al momento dell’osservazione con i neonati di età gestazionale superiore alle 32 settimane. Secondo il modello sinattivo dello sviluppo del neonato pretermine, elaborato dalla Dott.ssa Als, i cinque sottosistemi - neurovegetativo, motorio, stati comportamentali, attenzione/interazione, autoregolazione - maturano secondo una determinata sequenza: la stabilità ed il buon funzionamento di un sistema facilitano la maturazione del successivo, mentre l’instabilità di un sistema influenza negativamente sulla maturazione degli altri. All’interno di tale modello, il sistema neurovegetativo (autonomo) rappresenta il “fondamento” ed il sistema motorio un “potente stabilizzatore”: la stabilità di quest’ultimo, infatti, è essenziale per favorire l’emergere di una motricità più organizzata e quindi uno sviluppo psicomotorio globale più armonico. Ciò che abbiamo voluto valutare è l’effetto del canto materno sull’organizzazione di questi sottosistemi e se questo effetto si mantiene anche dopo il momento del canto. Sul totale delle analisi condotte nel periodo preso in considerazione (527 osservazioni), durante l’ascolto della voce materna è stato riscontrato un significativo aumento della suzione non nutritiva (80,7% vs.60,8%, p < 0,05), indipendentemente dall’età gestazionale alla nascita e dall’età gestazionale al momento dell’osservazione. Il canto della mamma dà una maggiore stabilità motoria, dimostrata dalla riduzione degli startles, indipendentemente dall’età gestazionale di nascita (minore o maggiore di 28 settimane), ma tale effetto non si mantiene dopo la fine dell’intervento. L’età gestazionale al momento dell’osservazione (minore o maggiore di 32 settimane), oltre ad influenzare la stabilità motoria durante l’ascolto, è risultata molto importante al fine di prolungare gli effetti dell’ascolto anche dopo la sua interruzione, sia in termini di riduzione degli startles, sia in termini di aumento della suzione non nutritiva. A trarre i maggiori vantaggi è risultato il gruppo di neonati con età gestazionale superiore alle 32 settimane al momento dell’osservazione. Per questi neonati, la voce materna rappresenta, oltre che un prezioso mezzo di interazione con la propria mamma, anche un “ponte” verso una motricità più armonica e una promozione, attraverso la suzione non nutritiva, all’allattamento al seno.
Elisabetta Chiusano