Ronnie James Dio
Carismatico, forte e deciso. Tre aggettivi per delineare la figura di questo musicista sempre al centro di attenzioni e critiche. Lui, che ha apportato all'heavy metal un sound tutto personale, dove ancora oggi, centinaia di band cercano di plagiarlo o di prendere spunto dal suo sound e quello della sua band. Già, perché Ronnie, è sempre stato in buona compagnia, suonando assieme a musicisti che hanno varcato le porte degli dei del metallo. Inizialmente con gli Elf, una band di minuti e piccoli personaggi che destavano perplessità prima della loro prestazione. "Sono piccoli e bassi, cosa possono mai combinare?", una affermazione che all'epoca veniva attribuita a questo gruppo e smentita subito dopo la loro prestazione live. Già, riuscivano ad esternare la vera forza del rock'n'roll. Nel lontano 1975, Ritchie Blackmore lascia i Deep Purple e osserva gli Elf capeggiati dal "folletto" (nomignolo di Ronnie James Dio) da vicino…da molto vicino perché, per le registrazione del primo album della sua band solista Raimbow, li ingaggia tutti! (tranne il chitarrista, ovviamente). Allo stesso modo subito dopo le registrazioni di "Ritchie Blackmore's Raimbow" (1975), licenzia tutti tranne Dio. Evidentemente comprende appieno le capacità del singer, che da la voce a ciò che si era prefissato di comporre il guitar-hero.
Nel successivo "Rising" (1976), Ronnie conosce il grande batterista Cozy Powell e il bassista Jimmy Bain (che ritroveremo, strada facendo, assieme a Ronnie). Nel 1979 il "folletto" lascia la band per unirsi ai Black Sabbath, che proprio sul finire degli anni '70, dovettero cacciare Ozzy Osbourne per gli eccessi di droga e alcol. L'entrata non fu delle migliori, dato l'attaccamento morboso dei fans ad Ozzy, che vedevano in Ronnie la figura del guastafeste.
Non fu così, però. Con la band di Tony Iommi, incide tre monoliti dell'heavy metal, formando una band di nomi prestigiosissimi: Tony Iommi (chitarra), Ronnie James Dio (voce), Geezeer Butler (Basso), Bill Ward (batteria). Gli album in questione sono: "Heaven and Hell" (1980), "Mob Rules" (1981), "Live Evil" (1982) che eliminano ogni dubbio sull'ombra gettata dai fans per la dovuta uscita di Ozzy, consacrando i Black Sabbath come maestri dell'heavy.
Con "Live Evil" (1982), un live strepitoso, iniziano i dissidi in sede di registrazione; Ronnie e Tony non si decidono se alzare il volume della chitarra o quello della voce (in un intervista successiva, viene data la colpa al fonico) e litigano. Ormai maturo e con tantissima esperienza, il cantante chiama a raccolta i suoi uomini di fiducia, conosciuti nelle band dove ha militato: Jimmy Bain (basso) proveniente dai Raimbow, Vinnie Appice (batteria) sostituto di Bill Ward nell'album "Mob Rules" e nel tour di "Live Evil", Vivian Campbell (chitarra) dagli Sweet Savage e Claude Schnell (tastiere).
E voilà, "Holy Diver" (1983).
Il risultato è un favoloso compendio di toni epici e oscuri, seguito da "The Last in Line" (1984) che risulta più melodico e meno potente. Meno conosciuti, ma non per questo pessimi album, "Sacred Heart" (1985) e il mini LP live "Intermission" (1986), segnano l'abbandono di Vivian Campbell rimpiazzato da Craig Goldy. Con quest'ultimo la band del "folletto" incide il magnifico "Dream Evil" (1987). Un assenza di circa tre anni fa riflettere Ronnie sul cambio di line-up. Rowan Robertson (chitarra), Jens Johansson (tastiere, conosciuto sia come tastierista di Y.Malmsteen che Stratovarius), Simon Wright (batteria, anche con Ac/Dc) e Teddy Cook (basso).
La band molto giovane e con poco feeling (ma piena di talento) registra "Lock up the Wolves" (1990). L'album raccoglie molte critiche positive ma non convince appieno il singer che prende un periodo di pausa per svolgere un'importante lavoro…una reunion con i Black Sabbath. Proprio nel 1992, Tony Iommi, Geezeer Butler, Ronnie James Dio e Vinne Appice, danno vita a "Dehumanizer" (1992) uno strepitoso album tra Heavy metal e riff doom. Ronnie torna alla sua band solista assieme a Vinnie Appice con Tracy Gri Jalva alle chitarre e Jeff Pilson al basso. Il risultato è "Strange Highways" (1993), un album che si discosta dalle linee di partenza intraprese nel lontano 1983 e, il successore "Angry Machines" (1996) rimane a galla solo per qualche brano ben realizzato. Il live "Dio's Inferno the Last in Live" (1998) risolleva le sorti del gruppo, regalando ai fans le emozioni che riesce a suscitare la band dal vivo.
E' ora di tornare ai vecchi fasti e il singer richiama Simon Wright, Craig Goldy, e Jimmy Bain, incidendo un concept di nome "Magica" (2000), possente ma al tempo stesso molto ambient. Un nuovo chitarrista Dough Aldrich sostituisce Craig e, nel 2002 con "Killing the Dragon" (2002), la band di Ronnie sembra ricordare i tempi d'oro. Ritorna Craig Goldy, Jeff Pilson e alle tastiere arriva Scott Warren; il risultato: "Master of the Moon" (2004). Ormai è ritornato e, con la cadenzata produzione di un album ogni due anni, il "folletto" sembra non aver mai perso ne la voglia di cantare ma soprattutto, una straordinaria longevità per quanto riguarda la sua voce, mai mutata radicalmente nel corso degli anni. Come farà ad urlare alla sua età in quel modo, proprio non si sà, resta il fatto che la sua grande carriera assieme alla sua discografia, percorre le tappe della storia dell'heavy.
Da www.rawandwild.com