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Perché il pianoforte è Chopin

 

Ciò che più sorprende scorrendone la biografia è che Chopin non ebbe mai un vero maestro di pianoforte: non lo erano Zivny, più violinista che pianista, né Elsner, insegnante di composizione, e nemmeno Würfel, maestro d'organo; e quando, a Parigi, Kalkbrenner si offrì di impartirgli lezioni gratuite, Fryderyk garbatamente rifiutò, giustamente convinto di avere ormai poco da imparare. Dunque, per quanto concerne il pianoforte, Chopin fu essenzialmente un autodidatta: ciononostante divenne uno dei più grandi e ammirati virtuosi del suo tempo, interprete inimitabile, geniale compositore che al pianoforte dedicò l'intera attività creativa, la ricerca, la sperimentazione.
Ebbe nel proprio strumento l'unico confidente: come racconta Ferdinand Hiller, "si lasciava andare di rado, solo al pianoforte e più intensamente di ogni altro musicista che io ricordi". "In Chopin il suono del pianoforte si identifica con l'essenza dell'ispirazione: il suo pensiero musicale è intimamente, esclusivamente pianistico. Pochi artisti hanno avuto come lui il privilegio di una fantasia che sa realizzarsi così intimamente nella materia eletta, di una coincidenza così perfetta tra l'invenzione e la scrittura" (Riccardo Allorto). Potremmo dire, insomma, che Chopin "è" il pianoforte, ma anche che il pianoforte "è" Chopin: perché la storia di questo strumento musicale e la stessa storia della musica giungono con il maestro polacco a un fondamentale punto di svolta.
Contrariamente alla maggior parte dei compositori della sua generazione, Chopin non scrisse mai musica "a programma": mostrava anzi fastidio e insofferenza verso ogni tentativo di interpretare le sue opere in chiave descrittiva, di cercarvi un sostrato letterario, nonché verso l'uso - comune, ai suoi tempi - di assegnar loro titoli più o meno fantasiosi ma non propriamente musicali.
Le composizioni di Chopin hanno perciò titoli che semplicemente identificano i generi musicali cui appartengono: concerto, sonata, polacca, ballata, valzer, notturno, mazurca e così via. Il compendio che segue è appunto dedicato ai generi musicali nei quali Chopin si cimentò: per ciascuno si danno concise informazioni di carattere generale, storico e - in minima parte - tecnico, con le quali integrare la consultazione del catalogo.

 

Claudio Capriolo - Giorgio Dolza, Chopin: Signori il catalogo è questo, Einaudi, Torino 2001, p. XVII.