Musicoterapia e gravidanza
Sono ormai numerosi gli studi che rilevano l'importanza della prima parte della nostra vita, quella in utero: tra essi possiamo annoverare quelli del prof. Rolando Benenzon, il quale sempre sottolinea l'importanza della comunicazione intrauterina. Infatti, all'interno del sistema madre-feto avvengono le nostre prime esperienze percettive. Il sistema percettivo del feto è ancora di tipo "globale unitario", cioè non in grado di discriminare gli stimoli ne tanto meno portarli allo stato di coscienza. Pur tuttavia sono già numerosissimi gli stimoli vibro – sonoro – musicali che giungono al piccolo. Una delle sorgenti è il corpo stesso della madre, con tutto il corteo di rumori , alcuni dei quali (uno per tutti il battito cardiaco), direttamente in rapporto con il benessere o malessere del feto. Infatti il battito è correlato all'ossigenazione, al nutrimento e alla termoregolazione del feto, e qualsiasi modificazione ritmica significa aumento o riduzione di questi segni vitali. La seconda sorgente è quella proveniente dall'esterno: suoni, rumori, vibrazioni filtrate dall'amnios materno. Tutte queste esperienze fetali vengono considerate fondamentali in musicoterapia, nella costituzione di quello che il prof. Benenzon chiama "ISO". Questo è definito come "l'insieme infinito delle energie sonore, acustiche e di movimento, che appartengono ad un individuo e che lo caratterizzano fin dal momento del concepimento, accompagnandolo tutta la vita". Si tratta quindi di una struttura complessa, soggettiva, unica e in continua evoluzione. Oltre alle energie sonore assorbite nel periodo fetale (ISO Gestaltico) che restano nell'inconscio, vanno a costituire il nostro ISO quelle trasmesse geneticamente, le esperienze sonoro musicali dalla nascita in poi, legate alla cultura, ai contatti sociali, alle relazioni ecc.
Il compito del musicoterapeuta è di aiutare a comporre e riconoscere questa mappa sonora in un contesto non-verbale. A tale scopo è fondamentale utilizzare un "facilitatore", un oggetto intermediario che aiuti ad entrare in relazione. Potrà essere il corpo stesso (il corpo materno è il primo strumento intermediario tra madre e neonato), la voce, gli strumenti musicali; ogni strumento intermediario va inteso come prolungamento del soggetto, utilizzato per stabilire una relazione molto intima ma che non crei stati d'allarme. Nel modello Benenzon non sono invece utilizzate musiche registrate, in quanto non vengono considerate facilitatori della comunicazione e della relazione.
Veniamo allo specifico della musicoterapia in gravidanza. Il percorso inizia con un incontro verbale con la mamma per la stesura della scheda anamnestica sonoro-musicale che ci consente di conoscere suoni e rumori che hanno accompagnato la sua vita: tutti abbiamo il ricordo di canzoni, avvenimenti musicali che rievocano momenti significativi della nostra esistenza e per il musicoterapeuta queste notizie sono fondamentali. Quando possibile, si parla anche con la madre della gravida al fine di avere più elementi, soprattutto quelli riguardanti la vita del feto e i primi anni dell'esistenza della gestante. Tutto questo ci darà un quadro complessivo degli elementi che hanno portato alla costituzione dell'ISO della futura mamma. Tali colloqui ci permettono di ricostruire la "colonna sonora" della gestante, di poter scegliere quanti e quali strumenti musicali proporre nel setting, nonché di comprendere e decodificare più facilmente e velocemente gli elementi corporo-sonoro-musicali che si evidenzieranno durante le sedute. Inoltre la futura mamma potrà portare con sé strumenti personali e usarli come meglio crede, in modo convenzionale e non. Il primo obiettivo è quello di offrire la possibilità di espressione in assoluta libertà. Se la relazione madre-feto si sviluppa in un ambito non verbale fin dal momento del concepimento e se il musicoterapeuta e la musicoterapia sono facilitatore e facilitante di tale relazione, è importante che la comunicazione tra madre e bambino cominci il prima possibile, in modo che la nascita non rappresenti l'inizio ma la sua naturale continuazione. E' quindi fondamentale cominciare le sedute (con cadenza settimanale), il prima possibile, da quando la mamma sa di essere incinta, o forse, comincio ad ipotizzare, da quando la coppia desidera un figlio. Nella prima parte del lavoro (fino alla 14° settimana di gestazione circa) la mamma è concentrata su se stessa: costantemente vengono esplicitate paure per l'esito della gravidanza; vissuti di i.v.g. proprie o di altre, esperienze di precedenti gravidanze; esperienze di tipo professionale, resistenze a proseguire l'esperienza. Il contesto non verbale permette di mettere in gioco più facilmente questi vissuti e di elaborarli senza dover parlare di episodi sgradevoli, vissuti ed emozioni difficili da esplicitare verbalmente. In questa fase si ha una esplorazione degli strumenti musicali e si ricerca il "proprio", quello che probabilmente sarà l'oggetto intermediario, prima nella relazione con il musicoterapeuta, poi il bambino. Attraverso il dialogo sonoro si instaura quel rapporto di fiducia indispensabile nel rapporto terapeuta/paziente.
In una seconda fase (dalla 15° alla 35° settimana di gestazione circa), l'attenzione si sposta sul feto: arriva il momento in cui la mamma lo percepisce, ed è capitato che ciò sia avvenuto la prima volta proprio durante la seduta, o poco dopo.
Altro elemento importante è la capacità di ascolto del feto stesso: accade a volte che durante tutta la seduta il piccolo resti fermo (in ascolto), anche quando sottoposto a sollecitazioni importanti per timbro ed intensità, quali il suono delle congas, la voce o l'ocean drum.
Alla fine di ogni seduta le mamme sentono come un risveglio del piccolo, un farsi sentire attraverso piccoli movimenti. Il musicoterapeuta accompagna questi momenti, emotivamente molto intensi ed intimi tra mamma e feto, sostenendo e accompagnando la produzione sonora e facilitando l'uso della voce e del corpo. Sono questi i momenti in cui si incontrano maggiori resistenze, anche nell'uso degli "strumenti" più importanti: quegli stessi che accompagnano la gravidanza, il parto e la quotidianità del rapporto tra madre e figlio e il cui uso maggiormente consapevole diventa di fondamentale importanza. Inoltre la voce ed il corpo sono strettamente correlati, essendo la prima prodotta dal secondo. Ad esempio, quando una mamma canta una melodia durante una seduta, spesso il corpo la accompagna dondolando e magari le mani accarezzano il ventre. Il coinvolgimento è quindi globale: corporo-sonoro-musicale. Le sonorità sperimentate sono le più varie, ma sempre molto arcaiche, spesso tribali nei ritmi che ricordando il battito cardiaco, utilizzano soprattutto gli strumenti più antichi quali i membranofoni (come i tamburi); l'esposizione vocale è ricca di glissati ascendenti nel registro più acuto; l'energia fisica è notevolissima e trova una corrispondenza a livello d'intensità tra il MF e il FF.
Durante le ultime sedute (terza fase) tutte le future madri hanno vissuto in anticipo il parto, sia attraverso esperienze positive, sia attraverso situazioni in cui è stato necessario rielaborare i propri vissuti, a volte anche abbastanza complessi. Tutte hanno quindi raggiunto questo traguardo consapevoli delle proprie risorse e delle proprie debolezze.
Si riscontrano nella fase finale, movimenti del corpo più lenti, maggiore frequenza della posizione seduta a terra con la schiena appoggiata al muro, un maggiore e più intenso accarezzamento del ventre. Anche la produzione musicale si è evoluta e compaiono melodie vocali più somiglianti a ninnenanne e che procedono per gradi congiunti. Ora il feto si muove di più durante le sedute, con movimenti dolci che seguono l'andamento della produzione musicale, o almeno questo è quanto percepiscono e verbalizzano le gestanti. E' importante continuare le sedute anche dopo il parto (quarta fase), per almeno i primi sei mesi. In questo periodo della vita il neonato non è ancora in grado di riconoscere la differenza tra sé ed il mondo esterno: il rapporto unico è quello con la madre, ed in particolare col seno materno. Il primo oggetto-intermediario, come già accennato, è il corpo della madre: la sua voce, l'odore della pelle, il contatto fisico. Il neonato dimostra di riconoscere i suoni e i rumori ascoltati in utero e di preferire quelli più significativi per la mamma; se allattato smette per un attimo di succhiare e se sente qualcosa di conosciuto volge gli occhi e/o il capo verso la sorgente sonora; si addormenta sentendo le ninnenanne ascoltate durante la gravidanza; reagisce in modo diverso se la stessa melodia è suonata o cantata dalla mamma o dal musicoterapeuta. Col passare del tempo il piccolo comincia a riconoscersi come diverso dalla madre, inizia ad esplorare il mondo esterno ed a confrontarsi con la realtà. Gli oggetti, quali ad esempio il sonaglietto, andranno a sostituire il corpo materno fungendone da "prolungamento" e agendo come strumenti intermediari.
Le conferme e le rassicurazioni del seno materno, l'adattamento della madre alle necessità del piccolo, daranno ad esso l'illusione dell'esistenza di una realtà fatta su misura per lui. Il tema dell'accettazione della realtà non verrà mai completamente risolto, ed esisterà sempre in ciascuno di noi una zona neutrale (quella che Winnicott definisce zona intermedia), in cui la realtà interna e quella esterna si pongono in relazione. E' attraverso questa zona, e di conseguenza la zona dei giochi infantili, che si inizierà a sperimentare la realtà, pur mantenendosi in uno spazio protetto.
Tutto ciò ci dà l'idea di quanto un intervento musicoterapico che vada ad agire in queste fondamentali tappe della nostra esistenza, possa aiutarci a favorire esperienze relazionali positive ed una migliore integrazione con la realtà. Innanzi tutto permetterà alla madre di vivere la gravidanza in maniera più consapevole, esprimendo e rielaborando le proprie paure in un contesto contenitivo. Accompagnerà poi la gestante alla relazione con il figlio in una fase in cui è ancora difficile percepirlo come persona, facilitandone il rapporto e la comunicazione e aiutandola a percepirlo e a creare con lui momenti di intimità. Il proseguimento delle sedute dopo il parto rafforzerà questa relazione, migliorando le modalità percettive e comunicative tra i due, e laddove è possibile anche coinvolgendo nell'esperienza il padre ed altri eventuali figli.
Tutto ciò andrà ad agire positivamente sulle dinamiche all'interno della famiglia e faciliterà la relazione tra il piccolo ed il mondo esterno.
L'armonizzazione del nostro essere nel mondo è sinonimo di benessere. In tale ottica, la musicoterapia si pone pertanto non come "cura", ma come strumento di questo benessere, rivendicando il fondamentale ruolo di Prevenzione primaria.
Cinzia Manfredi