Musicoterapia con soggetti affetti da Sindrome di Down
All'inizio della mia attività di musicoterapeuta ho seguito per circa tre anni un gruppetto di 4 soggetti in età evolutiva, affetti da sindrome di Down. I bambini, di età compresa fra i 5 e i 10 anni, mi erano stati segnalati dal loro medico pediatra di base. L'intervento musicoterapico ha preso avvio con una riunione preliminare da me condotta in cui ho presentato l'attività a tutti i genitori ed al pediatra. Ho ritenuto necessaria questa prima fase per far conoscere agli utenti i fondamenti teorici della Musicoterapia, gli obiettivi riabilitativi perseguibili e la metodologia che avrei adottato. E' stata anche l'occasione per presentarmi personalmente ed avviare un primo rapporto di fiducia con i genitori. Tutti hanno subito risposto con interesse ed apertura nei confronti di questa nuova proposta di intervento, ad eccezione di una coppia di genitori che ha manifestato un'iniziale perplessità, pur non opponendosi all'iniziativa. In una seconda fase ho incontrato ciascuna coppia di genitori per la conduzione di un colloquio anamnestico, al fine di raccogliere informazioni dettagliate sui bambini, compresa, ove fosse possibile, una scheda diagnostica rilasciata dall'Ulss, sulla situazione familiare e scolastica con il programma del P.E.I. (Progetto Educativo Individualizzato).
In base alle informazioni raccolte ho potuto pertanto stabilire gli obiettivi d'intervento:
a) miglioramento della coordinazione motoria;
b) miglioramento dell'articolazione del linguaggio;
c) stimolazione della memoria;
d) miglioramento della capacità di concentrazione;
e) sviluppo della socializzazione ed integrazione in ambito familiare ed extra.
Ho avuto a disposizione un'aula riservata alla Musicoterapia, piuttosto grande, all'interno di una scuola, che ho contraddistinto e reso più accogliente; a completamento del setting ho disposto in diverse parti della stanza strumenti ritmici, djembè di varie dimensioni, legnetti, xilofono, triangoli, campanacci sardi di varie misure, maracas, cimbali, tamburelli, tappetino musicale, ed incluso anche materiali per la motricità fine e la manipolazione (ad esempio colori, plastilina, bandierine con lunghe strisce di carta crespa, ecc.). L'attività si è svolta in tre cicli: il primo di circa 4 mesi, gli altri due per i successivi due anni nel periodo da Ottobre a metà Giugno. Le sessioni erano individuali a cadenza settimanale, di circa 45 minuti. Durante le prime settimane di osservazione ho privilegiato una metodica ludica e ricreativa dell'attività, per consentire al bambino di esprimersi con libertà e spontaneità e soprattutto per stabilire un rapporto di fiducia e comunicazione che mi ha permesso di individuare per ciascun soggetto l'ordine degli obiettivi. Seguendo il metodo Fortini basato sull'improvvisazione creativa e soprattutto sull'ascolto attento ed intuitivo di ciò che accade nel "qui ed ora", ho utilizzato il "dialogo sonoro" attraverso l'uso degli strumenti musicali. Ho trovato molto funzionale anche l' utilizzo di musiche pre-registrate di diversi generi: etnico, folcloristico, classico (in particolare brani tratti dai balletti di Tchaikovsky, Stravinsky, Saint-Saens, Ravel, Grieg) come pure la musica rinascimentale, frottole, danze, canti carnascialeschi, ed anche canzoncine e filastrocche, orientandomi nella scelta del materiale di cui disponevo in base alle preferenze che di volta in volta il bambino dimostrava e che fosse adatto al suo stato emozionale. Individuate le esigenze e le preferenze del singolo soggetto, ho finalizzato l'attività riabilitativa verso la canalizzazione dell'energia, sulla base delle singole carenze patologiche evidenziate nelle aree del linguaggio, della grosso - motricità e della coordinazione motoria, dell'espressione emozionale ed affettivo - relazionale.
Dalla metà del secondo anno di trattamento ho modificato la struttura e la durata delle sessioni portandole a un'ora, così suddivisa: 40 minuti di sessione individuale e 20 minuti in coppia; ciò sia per favorire la socializzazione che per attuare un lavoro di coppia in cui, attraverso l'imitazione spontanea e reciproca, entrambi i bambini beneficiavano di una maggiore stimolazione: per esempio affiancavo il soggetto con maggiori difficoltà di linguaggio e minori di coordinamento motorio con un altro che, al contrario, avesse più difficoltà motorie e minori di linguaggio.
M., il più piccolo del gruppo, all'inizio del trattamento aveva 4 anni. Come mi era stato anticipato nel colloquio anamnestico, da subito M. ha evidenziato riluttanza al movimento corporeo, mentre si divertiva nell'ascolto di filastrocche e canzoncine; non si mostrava invece attratto o interessato agli strumenti musicali. Pertanto con lui ho condotto l'attività utilizzando come punto di partenza la vocalità: cantavamo insieme le filastrocche, portando l'articolazione del linguaggio e la memoria verso un graduale, e con il mimo e la danza spontanea anche il movimento corporeo è stato via via stimolato. A tal fine ho trovato particolarmente funzionale il "Carnevale degli animali" di Saint-Saens: attraverso il "gioco" dell'imitazione dell'andamento degli animali M. ha risposto con sempre maggiore coinvolgimento di tutto il corpo. Sapevo inoltre che era un bambino goloso e così ho impostato un dialogo ritmico - sonoro sillabando i nomi dei suoi cibi preferiti.
A. il primo anno aveva una costante insistenza con la favola di Cappuccetto Rosso e rifiutava qualsiasi altra proposta. Così ho creato una drammatizzazione sonora in cui ogni personaggio della favola era rappresentato da un diverso strumento musicale. Dopo qualche mese A. ha iniziato a raccontarla da solo suonando ogni strumento con vivacità e spontaneità; successivamente ha cominciato a dimostrare maggiore curiosità verso gli strumenti, sviluppando poco a poco un buon senso ritmico. Nel terzo anno di attività suonava tamburi e djembè, disposti a semicerchio intorno a lui, e appena iniziava la musica seguiva il ritmo con molta vivacità e creatività, coinvolgendo tutto il corpo. Attraverso queste sue capacità ritmiche abbiamo creato delle filastrocche con le quali è riuscito a memorizzare le tabelline aritmetiche (rispetto alle quali aveva grosse difficoltà a scuola). Attraverso le sue canzoni preferite, prima fra tutte "I tre porcellini", avevo inoltre cercato di stimolare una migliore articolazione del linguaggio, rilevata anche dalla logopedista che lo seguiva.Dai colloqui con la madre emergeva costantemente l'entusiasmo di A. verso l'attività, che aveva coinvolto tutta la famiglia.
A.2 era un bambino di carattere molto introverso, poco socievole e poco comunicativo, nascondeva dietro di sé ogni oggetto o strumento gli porgessi. Per questo motivo anche con lui ho usato maggiormente la voce: al fine di migliorare l'articolazione del linguaggio ho utilizzato molte canzoni delle colonne sonore di Walt Disney mettendogli a disposizione anche il microfono, con il quale aveva dimostrato di divertirsi molto. La sua canzone preferita era quella di Pinocchio: personalizzando il testo, cantando il suo nome era diventata la canzone di apertura di ogni sessione; il suo stato emozionale, inizialmente sempre chiuso e riluttante, è migliorato gradualmente: arrivava arrabbiato e tornava a casa contento. Inoltre col tempo A2. ha cominciato a manifestare maggiore fiducia e curiosità nei miei confronti.Molto utile si è rilevato anche il "gioco" ritmico co un tamburo grande con cui "suonavamo" i nomi degli oggetti circostanti, distinguendoli in parole di due o tre sillabe da pronunciare suonando i rispettivi colpi di tamburo: in tal modo oltre al miglioramento del linguaggio, riscontrato anche in questo caso dalla logopedista, abbiamo ottenuto una buona coordinazione motoria degli arti superiori. E' migliorato anche l'approccio con gli strumenti musicali proposti e successivamente A.2 suonava con vivacità e disinvoltura le percussioni sui ritmi delle danze africane; campanelli e triangoli erano i suoi preferiti da suonare invece su walzer e marce de "Lo schiaccianoci". La madre mi raccontava che spesso a casa prendeva pentole e coperchi e si divertiva molto a suonare sulla musica jazz che il padre spesso ascoltava. Inoltre riusciva a coordinare meglio gli arti inferiori attraverso una semplice successione di passi. Dunque con questa attività A.2 ha cambiato il suo iniziale atteggiamento scontroso e si è aperto a maggiore ed attiva partecipazione, comunicazione e condivisione non solo con me ma anche con gli altri bambini, migliorando globalmente il suo rapporto con l'ambiente circostante, familiare e scolastico.
M2 era molto socievole ed aveva notevoli difficoltà sia di linguaggio che di coordinazione motoria. Prediligeva la musica degli indiani d'America e così ho usato tutto ciò che potesse richiamare quello stile e quelle atmosfere; con lui ho utilizzato anche le vecchie filastrocche di tradizione, cantandole, mimandole e ballandole con semplicissimi passi che, gradualmente, lo hanno aiutato a coordinare meglio i movimenti. Ho vissuto una grande emozione quando la prima volta, nel terzo anno di attività, finalmente è riuscito a mantenere per quasi tutto il brano musicale la coordinazione fra arti inferiori, con sonagli alla caviglia, arti superiori - impegnati a tenere e suonare il tamburo a tracolla - e voce. Ho trovato molto funzionale anche l'uso del tappetino musicale: attraverso la pressione del piede si ottenevano delle note, e per suonare dei motivetti M2 era stimolato ad una maggiore coordinazione fra gli arti inferiori.
A conclusione di questi tre anni di trattamento posso confermare con certezza gli effetti positivi della Musicoterapia e testimoniare le diverse potenzialità di quest'attività in campo educativo e riabilitativo, nonché la sua influenza sugli stati emozionali. Tutti i bambini hanno dimostrato entusiasmo e viva partecipazione ai vari aspetti dell'attività, vocale, strumentale, motorio, grazie ai quali sono stati ottenuti risultati soddisfacenti rispetto ad ogni obiettivo prefissato.
Il trattamento musicoterapico li ha notevolmente aiutati a modificare il loro rapporto con la realtà esterna, migliorando la qualità della loro vita e soprattutto delle relazioni sociali e familiari e a rivalutare le loro "diverse abilità" attraverso una maggiore fiducia in se stessi e negli altri.
Ritengo che questa esperienza abbia favorito un processo di crescita e fiducia anche nei genitori: essi hanno visto i loro figli gioire di tutto ciò che la Musica ha potuto offrire e sperimentato, attraverso l'"Arte musicale", un nuovo dialogo fatto di diversi linguaggi, spontaneità e creatività, laddove dolore e sofferenza avevano creato troppi silenzi.
Laura Vasta