Musica bianca
La musica per voci bianche: compositori tra i più insigni del nord e dell'est europeo - due periferie - hanno continuato nel Novecento a coltivare questo genere minore e prezioso insieme.
Il canto infantile può dire di un popolo dalla lontananza, senza sollevare folle tumultuose. Per esempio Benjamin Britten, che in Friday Afternoons intona un canto di pescatori accompagnati da un calmo motivo a onda o racconta dell'utile aratro, che fende la terra sotto un abbagliante sole in re maggiore. Ancora ricorda angosce passeggere di fanciullo, s'anima abbozzando ritmi jazz o, attorno a una morte, addensa e dilegua chi piange l'estinzione delle cose. Il canto infantile può allontanare incubi e avvicinare fantasie serene, come nelle Three Two-part Songs. Sono tre visioni, un sabba di streghe a cavallo di una scopa descritto da un ostinato a balzelli sui bassi del pianoforte, uno scorcio di campagna battuta dalla pioggia ma illuminata dal sole, risolto in un movimento lento da cui affiora una linea melodica dolce e semplice, il viaggio leggero e scherzoso di un naviglio di Rio. O come in Two Nightingales di Lutoslawski, trascrizione de The Belated Nightingale (L'usignolo in ritardo), con testo di Tuwim poeta, animatore di cabaret classicista ed espressionista insieme, e musica che segue la scia di Bartók con qualche manierismo in più. O ne L'angelo di Rachmaninov, piccola fiaba attinta dalla memoria di antichi canti cristiano-ortodossi. L'animo religioso delle comunità con i bambini si spoglia di magniloquenza: il Magnificat di Vaughan Williams, ordito con linee esili, muove leggero verso i fedeli come uno sciabecco di carta. In esso si conciliano estasi e austerità, il saluto all'Angelo s'alterna con altri versi tratti dal Vangelo di Luca, che aggiungono spessore drammatico senza ingrigire il colore niveo e femminile del cantico. Nella Missa brevis Britten compone timbri soavi e ariosi con l'instabilità di continue fluttuazioni tonali in una miniatura perfetta. Dominante dell'opera è la trasparenza, mai minata dagli addensamenti più fitti o dalle intensità più profonde. A questa si unisce un'allegrezza spontanea, marcata da ritmi composti, vitali e primitivi.
Da www.sistemamusica.it