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Le origini della musica

 

"La Musicoterapia è arte della comunicazione fondata sul suono origine della relazione col mondo, con gli altri, con sé stesso".
La musica è l'arte più giovane, l'ultimogenita, come sosteneva Nietzche, eppure i principi sui quali si fonda la Musicoterapia risalgono a albori della storia dell'uomo. Prima di divenire 'arte', linguaggio organizzato, essa era presente in una vasta costellazione di miti. Narrando di gloriosi eventi nobilitati da un'antichità irraggiungibile, le leggende risalgono alle origini d'ogni curiosità che appassiona la mente fervida dell'uomo, cercando risposte sperdute nelle nebbie dei tempi. La musica domina nel mito di Orfeo o nei canti di Re Davide, e persino nella vanagloria di Nerone, cantore dilettante e privo di talento, si ritrova l'imponente influsso della musica sull'anima e sulla psiche dell'uomo. "Dall'età remota delle sue origini in cui la musica si affermava come magia ed esorcismo, là dove natura e senso dell'ignoto facevano risalire l'uomo in uno oscuro sgomento, fino ai nostri giorni, con l'acquisita consapevolezza del suo ruolo di antagonista del tempo, essa è sempre stata una forma espressiva dell'umano coraggio d'esistere" (Il terzo orecchio - Centro Scientifico Editore).
Un complesso di racconti mitici narra di come il primo sovrano leggendario dell'era pre-storica, Fu-Hsi, compisse ricerche sui suoni, mentre Huang Ti, l'ultimo sovrano mitico, si fregiò del titolo di "creatore della musica", organizzando i suoni in ordini determinati, codificando i riti, e persino prescrivendo le vesti da indossare durante l'esecuzione di generi musicali differenti. Una conferma di come la coscienza musicale fosse insita nell'uomo sin dalle ere più remote, è celata nel ritrovamento di un curioso strumento musicale databile all'era neolitica ritrovato nel Vietnam: si tratta di un litofono, ossia di una serie di selci di pietre sospese da un telaio che, se percosse, liberano vari suoni, in cui è possibile individuare autentiche note musicali.
Dalle corpose ricerche eseguite sulla funzione e sull'importanza della musica nelle civiltà più primitive si deduce che la necessità d'espressione fu tanto prepotente ed urgente da spingere anche l'uomo meno evoluto a ricercare una forma sonora con cui interagire con le creature della sua stessa specie, e con cui dominare gli animali. Dunque la musica nasce come necessità di vita; ma essendo anche una 'facoltà', ben presto si tramuta in elemento raffinato, s'incorona di privilegi e bellezze sconnesse alla gretta utilità, e diviene una nobile componente della vita dell'uomo. "La facoltà di pensare in musica, di far compiere cioè una metamorfosi in suoni ad un'attività della mente orientata verso le possibili combinazioni di essi, nasce da una particolare attitudine dell'animo che è logico supporre innata, parte del patrimonio genetio dell'individuo. Ciò che si chiama generalmente "musicalità" è una forza istintiva che rende la persona in tal modo dotata, capace di disporre operazioni mentali anche al di fuori delle strutture logiche del linguaggio verbale. [...] La musicalità sarebbe quindi un dono concesso ab inizio, all'uomo. Tale dono dà una dimensione ulteriore al pensiero, liberandolo dalla gabbia semantica, spesso equivoca, polivalente ed imprecisa della parola" (Il terzo orecchio - Centro Scientifico Editore).
Sarebbe stato impossibile concepire nell'uomo, calato in un mondo ricco di sonorità naturali, una sincera indifferenza per la musica. Il canto d'un uccello, il gorgoglio d'un ruscello, lo stormire del vento fra le fonde degli alberi, e persino il rombo fragoroso del tuono sono espressioni musicali della terra in cui viviamo. Potevamo, noi, dotati d'un apparato acustico estremamente raffinato, non amare la musicalità che ci circondava, e, curiosi e vanitosi quanto siamo, non desiderare d'imitarla?
La musica, e con essa la sua funzione benefica e terapeutica, ha quindi un'origine millenaria, e verosimilmente era diffusa in Egitto, Grecia, Asia Minore, India e Cina, ma soltanto in epoche recenti si è parlato e scritto del valore della musica nell'ambito terapeutico. Nel 1811 un medico compositore italo-ungherese, Pietro Linchenthal, scrisse il Trattato sull'influenzadella musica sul corpo umano. Nel 1875, Il medico francese Chomet pubblicò alcuni studi di musicoterapia. Tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900, in America e in Europa, furono inviati negli ospedali molti musicisti per "alleviare" le sofferenze dei pazienti. Ma già nel 1600 esistevano cantanti che si esibivano per distrarre i pazienti, sostituendo, talora con comici risultati, l'effetto narcotizzante degli anestetici. Una diva del periodo, Giulia di Caro detta "Ciulla" cantava per i clienti d'un dentista, durante le estrazioni, per lenire il loro dolore. Non essendo tuttavia dotata di talento, è lecito domandarsi se allontanasse il dolore con la dolcezza della sua voce o se il povero cliente, tormentato dai suoi canti, e incapace di parlare, non badasse più alle terribili ferraglie che massacravano la sua bocca.
Più tardi negli Stati Uniti si sperimentarono i primi interventi di terapia con la musica con gruppi di reduci della seconda guerra mondiale. Ricerche più approfondite, risalgono a poco più di cinquant'anni fa. Attualmente esistono cattedre universitarie in alcuni Paesi. La nascita della Musicoterapia come disciplina specifica ed efficace, sono però molto recenti e si possono far risalire agli inizi di questo secolo.
Queste esperienze porteranno in breve tempo al moltiplicarsi di tecniche musicoterapeutiche e poi di vere e proprie metodologie, all'ampliarsi dei campi di applicazione ed al nascere di pionieri in molti stati tra cui, oltre agli Stati Uniti, ricordiamo il Regno Unito, il Belgio, l'Italia, la Svezia, la Danimarca, la Francia, l'Argentina.

 

Federica Leva