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La Decima di Mahler, sentimento d'eternità

 

"Volevo strapparla, non avevo realizzato quanto di Mahler ci fosse in quella partitura". Così Alma Mahler scrive nel 1963, dopo essersi lasciata convincere ad ascoltare da Deryck Cooke, autore della revisione e della registrazione, la Decima sinfonia incompiuta del marito. La vedova, consigliata da Bruno Walter, aveva posto un veto all'esecuzione dell'opera, ma alla morte del grande direttore, nel 1962, cambia idea. Non ci interessa valutare quanto opportuna sia stata l'operazione d'assemblaggio dei frammenti lasciati dal compositore: una mossa da avvoltoi, come vediamo spesso consumare impietosamente sugli scrittori appena scomparsi, o un devoto scrupolo degli amanti di Mahler affinché nulla del suo pensiero formale si disperda.
Il compositore boemo scrive l'intero lavoro su quattro righi com'era solito fare, senza alterare questa struttura di base già ricca d'indicazioni sulle future evoluzioni della traccia; completa la concertazione del primo movimento e appena l'inizio dei due successivi. Sappiamo peraltro che era sua consuetudine apportare modifiche alla partitura persino dopo la prima esecuzione pubblica del brano, pertanto il pensiero finito del compositore è irrimediabilmente perduto. Ci piace tuttavia pensarla così.
Primo. Resta un libro aperto alla pagina dieci: il seguito è ignoto, forse il testimone si è frantumato tra dieci altri compositori come Berg, Webern o Schoenberg, forse è ancora là, nell'attesa di un gesto ordinatore. La morte non coincide mai con la scritta "fine", contrariamente a quanto romanzescamente si crede: tronca la volontà formatrice dell'uomo dopo averne spesso succhiato le forze motrici quando si vorrebbe ancora fare, scrivere, ascoltare… Ma le idee evolvono al di là dei corpi e la nuova musica in embrione che s'intravede qua e là nelle ultime fatiche di Mahler seguirà un percorso inesorabile grazie a quanto da lui non detto.
Secondo. Il profilo testamentario dell'opera, un Andante solo lungo venticinque minuti, sembra evidente: un'agonia riepilogativa dove sono raccolti accenti ironici, colori fantastici, ornamenti preziosi, coralità vivida e liquidi pizzicati come ultimi ribollii di balli già logori, richiami lancinanti d'ottoni, al modo di un grido d'allarme, canti un po' familiari un po' estranei, curvilinei o spigolosi, ma sempre amorevoli. Bernstein - un fratello spirituale più che un suo interprete - diceva bene sulla natura duale di Mahler: "Lui è tutte queste cose insieme: terrestre e incorporeo, sottile e chiassoso, raffinato, rozzo, oggettivo, svenevole, sfacciato, timido, grandioso, autodistruttivo, fiducioso, insicuro".
Però c'è una forza unificatrice nell'ascolto che potremmo chiamare "attrazione verso il vuoto". Le viole all'inizio segnano il filo del confine tra suono e silenzio e indugiano lì rintoccando lentamente a morto, senza che il tempo passi, finché si gonfia il canto d'archi e fiati, la dimensione temporale prende corpo e si sviluppa in un avvicendarsi di memorie coloratissime e passionali. Ma periodicamente tutto si riassottiglia, il vento delle intensità plana dalla materia all'anti-materia, dalla pienezza al vuoto e la conclusione si stira in un suono quasi afono, lasciando sotto uno spazio infinito. Non convince l'elevazione del compositore verso la trascendenza: sparisce un istante prima di sfiorarla, sa che non c'è amore senza vita. L'energia negli acme della melodia vibra di sincera religiosità ebrea, quella del dio nascosto, la cui esistenza coincide con una assolutistica volontà interpretante, con un caparbio desiderio di capire non attraverso sillogismi, bensì con la globalità delle cognizioni di cui l'uomo dispone e la lente delle sue emozioni; ma questo processo di continuità temporale nell'opera conduce a un sentimento di finto benessere, che fuga il più possibile il momento dell'instaurazione del lutto. Un sentimento d'eternità che non coincide con la conquista dell'esistenza immortale, prolunga l'agonia affinché la morte si addolcisca, sospenda la sua condanna o si rivolga altrove.

 

Gianni Nuti (da www.sistemamusica.it)