John Lennon, utopia di una rockstar
Chiusa con più di un'amarezza l'esaltante avventura dei Beatles, John Winston Lennon si è dedicato a una carriera solista appassionata, che lo ha visto alle prese con svariate e multiformi incarnazioni musicali, dallo sperimentalismo "folle" del progetto Plastic One Band al pop d'autore degli ultimi dischi. Un sogno infranto dai cinque spari che l'8 dicembre 1980, a New York, esplose contro di lui un giovane squlibrato di nome Mark Chapman. Si discuterà a lungo su chi sia stato il vero genio dei Beatles (e molti sono gli elementi che potrebbero far propendere per McCartney), ma un fatto appare indiscutibile: dopo la fine dei Fab Four, John Lennon si è rivelato il "cantautore" più completo dei quattro, riuscendo a collezionare una serie di canzoni che resteranno negli annali della musica, da "Imagine" a "Jealous Guy", da "Mind Games" a "Woman". La sua esperienza solista, però, è stata all'insegna di una impressionante discontinuità, indotta anche dalle sue turbolente e spesso plateali vicende personali, che lo hanno visto, nel bene e nel male, unito alla compagna e moglie Yoko Ono. Il "colpo di fulmine" tra i due era scoccato nel 1966 in una galleria d'arte londinese, quando John era in rotta con la moglie Cynthia. Yoko Ono, artista giapponese di famiglia benestante, amica di maestri dell'avanguardia come John Cage e LaMonte Young, è una personalità complessa e controversa: per molti sarà lei la vera responsabile della fine dei Beatles e un'avida vedova-sfruttatrice della eredità lennoniana.
Già prima della fine del sodalizio con i Beatles, John Lennon aveva tentato di proporsi da solo. Nel '64, ad esempio, era riuscito a pubblicare due libri nonsense ("In His Own Write" e "A Spaniard In The Works") e nel '66 aveva debuttato come attore nella commedia di Dick Lester "How I Won the War". In ambito musicale, però, le sue prime mosse sono tutte al fianco di Yoko Ono. Nel 1968 la coppia incide l'improbabile collage d'avanguardia Unfinished Music, No.1: Two Virgins, un'accozzaglia di rumori, conversazioni e stravaganze assorite ispirata (forse) alla musica concettuale di Cage, che sconcerta gran parte della critica (ma affascina anche qualche "cultore"). Il disco, inoltre, fa scandalo per la celebre foto che ritrae i due completamente nudi. Il 20 marzo del 1969, Lennon e Ono si sposano a Gibilterra e per la luna di miele decidono di esibirsi in una serie di eccentriche performance pacifiste. Nascono così i "Bed-In For Peace", le singolari interviste "collettive" concesse ai giornalisti dai due sposi sotto le lenzuola, nel loro talamo all'hotel Hilton di Amsterdam. Durante questa insolita session nasce il singolo "Give Peace A Chance", destinato a divenire uno dei grandi inni del movimento pacifista.
Pochi mesi dopo, escono Unfinished Music, No. 2: Life With The Lions e The Wedding Album. Il primo raccoglie cinque bizzarre composizioni: il lato A è interamente occupato da "Cambridge 1919", un live-set inciso alla Lady Mitchell Hall di Cambridge in cui Lennon accompagna alla chitarra elettrica i vocalizzi e le urla di Ono; il lato B invece presenta quattro tracce quasi altrettanto sconcertanti: "No Bed For Beatle John" (sul rifiuto da parte di un ospedale di ospitare Lennon durante la travagliata gravidanza di Ono), "Baby's Heartbeat" (ovvero... il battito del cuore del bimbo della medesima), "Two Minutes Silence" (nel senso più concreto del termine, per commemorare l'avvenuto aborto) e "Radio Play", ovvero 12 minuti di rumoroso zapping radiofonico (!). The Wedding Album chiude definitivamente la fase della collaborazione sperimentale della coppia con due trovate ancor più stravaganti: "John And Yoko", in cui i due si chiamano a vicenda per più di 22 minuti, e "Amsterdam", ovvero venticinque minuti di gemiti di Yoko Ono. Il lato più interessante dell'operazione è pertanto la confezione: un box con il certificato di matrimonio di Lennon e la foto di una fetta di torta nuziale.
Smaltita la sbornia "sperimentale", Lennon torna a esibirsi in concerto nel settembre 1969, al Toronto Rock & roll festival, accompagnato dalla Plastic Ono Band, ovvero Yoko Ono, Eric Clapton alla chitarra, il bassista Klaus Voormann e il batterista Alan White. Il mese dopo esce l'inno anti-eroina di "Cold Turkey" e Lennon dà scacco alla Regina, restituendo il titolo di baronetto per protestare contro la politica "militarista" del governo britannico. L'avvio di una serie di iniziative di carattere politico e civile è sancito anche da "War Is Over! (If You Want It)", altro brano-slogan per le sue campagne pacifiste.
Nel 1970, l'esperienza dei Beatles può dirsi definitivamente conclusa, ma Lennon, colui che aveva definito i quattro "più famosi di Cristo", preferisce non dare l'annuncio ufficiale. Ci pensa Paul McCartney a pubblicizzare la definitiva rottura, proprio mentre per la prima volta un brano di Lennon sta scalando le classifiche in Inghilterra e in America: si tratta di "Instant Karma (We All Shine On)", un inno vibrante registrato con George Harrison e pervaso da uno spiritualismo para-buddhista. Lennon vive il gesto di McCartney come un'offesa personale e replica con il suo primo album "vero", John Lennon/Plastic Ono Band, attraversato da una caustica vena polemica contro il mito dei Fab Four: un livore che riproporrà anche in una pepata intervista a Rolling Stone. E' un album sincero e profondo, con testi molto duri, diretti, espressione di un disagio autentico e doloroso. Spaziando da un verace rock'n'roll a ballate pianistiche e bozzetti folk, l'ex Beatle scandaglia gli abissi della sua inquietudine. Tutto il disco è una sorta di autocoscienza di Lennon, impegnato in quei giorni con Yoko Ono in una terapia psicanalitica presso il celebre psichiatra americano Arthur Janov, l'autore di "The primal scream" (il saggio sulla necessità di resuscitare "l'urlo primario" e di regredire allo stadio infantile per vivere meglio la condizione di adulti). C'è l'epitaffio per la madre Julia, investita da un autobus davanti ai suoi occhi quando John aveva solo 18 anni: la splendida "Mother", introdotta da campane a morto e straziata dalle grida disperate di Lennon ("Mama don't go, daddy come home"). Più che un commosso ricordo, però, è un atto d'accusa nei confronti dei genitori che si separarono quando John aveva due anni, affidandolo a una zia (e il disco si chiuderà con un infantile lamento di Lennon a ricordo della madre scomparsa). Altra dolente ballata amorosa è la dolce "Love", per piano e voce. Il "socialista" Lennon intona gli inni di "Working Class Hero" e "Power To The People", mentre il suo rapporto tormentato con la religione trova sfogo nell'invettiva di "God" ("God is a concept by which/ we measure our pain"), in cui "rinnega" tutto e tutti (da Cristo a Buddha, da Presley a Bob Dylan, fino agli stessi Beatles). "I Found Out" e "Remember" sono invece le classiche scorribande rock di marca lennoniana. Le velleità avanguardistiche sono scomparse (anche se partecipa al disco Ornette Coleman), ma Lennon ha finalmente calibrato la sua dimensione solista.
Trasferitosi a New York, Lennon consolida il suo mito con l'album Imagine (1971), che sbanca le chart in tutto il mondo. La struggente ballata utopistica della title track resterà il suo brano più celebre, il suo testamento spirituale e un inno per generazioni di pacifisti e "sognatori" ("Imagine no possesions/ I wonder if you can / No need for greed or hunger/ A brotherhood of man/ Imagine all the people sharing all the world/ You may say I'm a dreamer/ but I'm not the only one/ I hope some day you'll join us/ And the world will live as one"). Ma il disco si fa valere anche per molte altre tracce, a cominciare dalla più celebre ode sulla gelosia della storia del rock, quella "Jealous Guy" che in tanti reinterpreteranno (ma il solo Bryan Ferry riuscirà a nobilitare): una melodia sopraffina, esaltata da un pregevole arrangiamento d'archi. E poi c'è ci sono l'altra delicatissima perla melodica di "Oh My Love" (una delle sue ballate più commoventi), l'attacco al vetriolo a Paul McCartney in "How Do You Sleep?" ("the only thing you done was Yesterday"!), le ruvidissime "It's So Hard" e "Gimme Some Truth" e l'ennesimo inno pacifista, a ritmo di blues stavolta, di "I Don't Wanna Be A Soldier Mama". Nel complesso, un album maturo e profondo, che scivola solo nel finale, con la stucchevole "Oh Yoko!".
Dopo la pubblicazione natalizia del singolo "Happy Xmas (War Is Over)", nel 1972 esce il doppio Sometime In New York City, in cui l'impegno politico di Lennon si radicalizza, con una serie di prese di posizione pacifiste, femministe e anti-imperialiste. Sul piano musicale, però, il disco, mera riproposizione di slogan politici, delude le attese. Meglio farà un anno dopo Mind Games, trascinato dalla struggente title track (e non molto altro, però...). I testi portano alla luce anche la crisi tra John e Yoko, e poco dopo infatti i due si separano. L'anno seguente però, dopo il concerto di Elton John e John Lennon al Madison Square Garden di New York, la coppia tornerà a frequentarsi. Nel frattempo Lennon ha pubblicato un altro album, il mediocre Walls And Bridges (con un brano firmato assieme a Elton John, "Whatever Gets You Through the Night"), ed è reduce da un periodo ad alto tasso autodistruttivo, tra droghe e sesso facile. Nel 1975 esce Rock'n'roll, raccolta di oldies che segna una sorta di "ritorno a casa", alle radici della musica che Lennon ha sempre prediletto.
Dopo aver collaborato con David Bowie (partecipando alla scrittura dell'hit "Fame") e vinto una battaglia legale contro il Dipartimento per l'immigrazione che gli aveva revocato il permesso di soggiorno per possesso di marijuana, Lennon si ritira nell'ombra, rifugiandosi nella sua casa di Manhatthan con la moglie e il neonato figlio Sean.
Passano cinque anni prima del ritorno in sala d'incisione, per l'album Double Fantasy (1980), e il successo riesplode, grazie a ballate struggenti come "Woman" e "Just Like Starting Over". La prima, in particolare, sembra aprire il cuore inquieto di Lennon verso un romanticismo di inarrivabile tenerezza ("Woman I know you understand/ The little child inside the man/ Please remember my life is in your hands/ And woman hold me close to your heart/ However, distant don't keep us apart/ After all it is written in the stars... I never meant to cause you sorrow or pain/ So let me tell you again and again and again/ I love you - yeah, yeah - now and forever"): quale donna non vorrà sentirsi dedicare un brano così? Il resto dell'album, invece, vivacchia tra qualche spunto pop gradevole, ma pur sempre in tono minore rispetto ai suoi standard ("Watching the Wheels", "Cleanup Time"), e momenti di autentica leziosità ("Beautiful Boy", "Dear Yoko").
Ma proprio mentre l'album sta scalando le classifiche, arriva la tragedia dell'8 dicembre 1980 a spezzare per sempre l'utopia del dreamer di Liverpool. Fa molto freddo a New York quella notte, ma John Lennon ha scelto proprio quel giorno per uscire di casa dopo mesi di isolamento. Sono passate le undici di sera quando gli si avvicina un giovane, lo stesso cui aveva firmato un autografo poche ore prima. E' un attimo: i cinque spari, gli occhialetti tondi di Lennon rotti e insanguinati, il suo corpo a terra, davanti al Dakota Building. L'assassino è un giovane squilibrato che si dichiarerà un suo fan, Mark David Chapman. La sera dopo la tragedia, Bruce Springsteen apre un suo concero gridando al pubblico: "Se non fosse stato per John Lennon, oggi molti di noi non sarebbero qui". Il mondo è in lutto e si ferma a ricordarlo: il 14 dicembre milioni di fan si uniscono per commemorarlo con dieci minuti di silenzio. L'album Double Fantasy e il singolo "(Just Like) Starting Over" si insediano stabilmente al n. 1 di tutte le chart mondiali e gran parte dei suoi dischi precedenti torna in auge.
Non sono mancate in questi anni le operazioni speculative, gestite spesso dalla stessa Yoko Ono. Grazie ai diritti d'autore sull'immagine del marito, l'artista giapponese è riuscita infatti a concludere affari miliardari, che le sono valsi molto più dei suoi ermetici progetti musicali. Ma la leggenda dell'ex-Beatle è sempre rimasta integra.
Su internet, ad esempio, Lennon è uno degli artisti più idolatrati. E tra le più stravaganti inziative dedicate in rete alla sua memoria, c'è anche "Imagine, and it's true!", ovvero come parlare con un John Lennon artificiale. Collegandosi al sito web triumphpc.com/john-lennon si può infatti "chattare" con un John Lennon virtuale, programmato sulla base di più di mille dichiarazioni e interviste effettuate in vita dal musicista di Liverpool.
Non si contano i referendum musicali vinti dall'ex-Beatle (l'ultimo, di "Channel 4-Hmv" lo ha giudicato "il musicista più influente di sempre"). "Imagine" è stata da più parti votata come "la canzone del secolo". L'autobiografia "The Beatles Anthology", uscita nel 2003 in Gran Bretagna, è stata il più grande successo editoriale d'inizio millennio, con oltre 20 milioni di copie vendute. La più recente raccolta dei Beatles, "1", ha conquistato la vetta delle classifiche europee, americana e giapponese. E proprio a Tokyo è stato inaugurato il primo museo permanente dedicato a John Lennon.
Oggi, a quasi 25 anni di distanza dalla sua morte, il mito di John Lennon resta più che mai vivo e attuale, anche se il suo sogno, che è quello di un'intera generazione, sembra essersi definitivamente dissolto.
Claudio Fabretti