Iván Vandor
Iván Vandor nasce a Pécs, in Ungheria, nel 1932 ma all'età di sei anni si stabilisce in Italia. Segue quello che sembra essere il destino di tutti i compositori ungheresi, divenendo anche etnomusicologo. Studia violino, pianoforte e fino all'età di vent'anni è un apprezzato sassofonista jazz. Il diploma di composizione lo ottiene in Italia nel 1959 presso il Conservatorio di S.Cecilia studiando con Goffredo Petrassi, col quale nel 1962 si perfezionerà presso l'Accademia di S.Cecilia. Nel 1960, per un anno, studia a Parigi con Max Deutsch, allievo di Schönberg. L'anno successivo inizia a farsi notare vincendo con il suo Quartetto per archi il primo premio al Concorso Internazionale della Società Italiana di Musica Contemporanea (SIMC), cui fanno seguito altri importanti premi internazionali. Da menzionare quantomeno il premio Taormina ottenuto con Dance Music. Partecipa ai gruppi d'improvvisazione di Nuova Consonanza, e Musica Elettronica Viva (MEV) con Frederick Rzewski e Alvin Curran. Nel 1971 si laurea in Etnomusicologia all'Università della California di Los Angeles (UCLA), cui segue una ricerca nelle regioni dell'Himalaya sulla musica del Buddismo tibetano, i cui risultati sono contenuti nel suo libro La musique du Bouddhisme Tibétain. In seguito succede ad Alain Danielou nella direzione del International Institute for Comparative Music Studies di Berlino, ove rimane in carica fino al 1983. Nello stesso anno è fondatore e direttore a Venezia della Scuola Interculturale di Musica. Dal 1983 ha insegnato composizione nei Conservatori di Bologna e di Roma.
Gli aspetti biografici di Iván Vandor sono intimamente connessi con il suo modo di fare musica. Sono il segno preciso di scelte anche musicali. Testimoniano il suo interesse nei confronti di temi quali lo sradicamento, l'Oriente, l'Ebraismo: temi che incanalano in una precisa direzione di significato i suoi lavori musicali, connotandoli di forte personalità e autonomia espressiva.
Tra le sue composizioni sono da ricordare Melodie, accordi e frammenti, per orchestra da camera (1978); Reminiscenze, aggiunte, varianti, per orchestra (1979), Cronache, per coro e orchestra (1981).
Da www.milanomusica.org