Il Kronos Quartet e i minimalisti
Un gruppo dedicato quasi completamente alla musica del XX Secolo, senza distinzioni tra accadenica e popolare o di natura geografica, non poteva non confrontarsi con i compositori di quell'area cosiddetta Minimalista. Usiamo il termine per convenienza, nell'accezione comunemente usata per indicare quel movimento sorto negli anni '60 grazie all'apporto di musicisti quali La Monte Young, Terry Riley, Philip Glass e Steve Reich, che ne sono stati successivamente identificati come i principali esponenti. Senza voler entrare nel merito di cosa sia e cosa non sia il Minimalismo (etichetta divenuta ben presto di moda, applicata fin troppo frequentemente anche a forme artistiche extramusicali, nella quale si raccolgono nomi di compositori aventi spesso caratteristiche con ben pochi elementi in comune), precisiamo che il termine ci serve per identificare il gruppo dei musicisti citati, appartenenti alla stessa generazione, e alcuni della successiva.
Sul finire degli anni '70 il Kronos Quartet ha una residenza presso il Mills College di Oakland, dove all'epoca Terry Riley insegna composizione, improvvisazione e musica indiana. Il compositore stringe amicizia con David Harrington, che ben presto lo convince a scrivere musica per il quartetto. Si tratta di una novità assoluta per Riley, che fino allora ha utilizzato quasi esclusivamente le tastiere, e che per quasi tutto il decennio, parallelamente ai suoi studi di musica vocale indiana, ha abbandonato la notazione scritta su partitura, ripresa specificamente per questa occasione.
I primi quartetti di Riley sono ispirati alle sue improvvisazioni alle tastiere, esperimenti di scrittura tesi a perfezionare la conoscenza di questo nuovo (per lui) mezzo espressivo. Fondamentale si rivela la vicinanza del Kronos, che lo assiste continuamente in questo processo, suggerendogli alcune soluzioni interpretative. Inizialmente, Riley tende a rielaborare materiali e strutture già presenti nella sua musica; 'G Song', del 1980, è la riscrittura ampliata di un tema con variazioni per sax e tastiere da lui già inciso per la colonna sonora di un film francese del 1973, "Le Secret de la Vie", e pubblicato lo stesso anno sul LP Lifespan (inedito su CD). "Sunrise of the Planetary Dream Collector", anch'esso del 1980, è costruito invece attorno a moduli indipendenti a cui ogni esecutore può ritornare dopo averne completato un altro, alla maniera del suo brano più famoso, "In C". "Mythic Birds Waltz" del 1983 è invece basato su una serie di temi melodici che fornivano a Riley le fondamenta per le improvvisazioni nei suoi concerti con il sitarista Krishna Bhatt. I singoli frammenti, ricombinati e riassemblati attraverso una matrice di permutazioni ritmiche, hanno poi costituito la partitura scritta per il Kronos Quartet, poco avvezzo all'improvvisazione libera.
Il culmine di questa prima fase della collaborazione tra Riley e il gruppo, che per le reciproche influenze si è rivelata estremamente fruttifera per entrambi, si ha nel 1984, con la composizione del quartetto "Cadenza On the Night Plain" e la sua incisione in un album per la Gramavision che ne porta il nome, insieme a tutti questi primi lavori. L'opera testimonia gli enormi progressi fatti da Riley nell'assumere la padronanza della scrittura per quartetto d'archi, e piegarla alle sue proprie esigenze espressive. I quasi quaranta minuti di durata rappresentano una summa del pensiero musicale e spirituale di Riley, sintetizzando la sua ricerca a cavallo tra Oriente e Occidente. Composto sempre con in mente il Kronos Quartet, contiene una cadenza per ciascuno dei membri del gruppo, a rifletterne la personalità. Sia questo brano che "G Song" sono stati registrati nuovamente nel 1998 in occasione della pubblicazione del box di 10 CD per i 25 anni di vita del gruppo.
Il lavoro successivo di Riley per il Kronos Quartet è "Salome Dances for Peace", composto tra il 1985 e il 1986. In esso, l'autore porta all'estremo le idee anticipate in "Cadenza" estendendone la già notevole ambiziosità in un'opera che sfiora le due ore di durata complessiva. La storia, che ha per protagonista la danzatrice Salomè, mescola la leggenda biblica con miti orientali e dei nativi americani, allo stesso modo con cui combina elementi musicali di tradizioni diverse come jazz, classica occidentale, raga indiani, scale mediorientali, e pattern minimalisti. Originariamente pensata per un balletto, la musica si è progressivamente sviluppata nei suoi cinque movimenti principali fino a staccarsi dalla necessità di una controparte scenica. Incisa integralmente dal Kronos Quartet nel 1988 (un frammento intitolato "Half Wolf Dances Mad in Moonlight", registrato l'anno precedente, era comparso nel disco Winter Was Hard), l'opera rappresenta uno dei vertici più alti mai raggiunti dal suo autore, nel suo tentativo (riuscito) di unificare tutti gli stili musicali di cui Riley si è occupato nel corso della sua attività.
La collaborazione tra il compositore e il quartetto prosegue anche negli anni '90. Del 1991 è "The Sands", un concerto per quartetto d'archi e orchestra scritto in occasione della prima guerra del Golfo. Non ne esiste documentazione discografica, come per i primi due quartetti di Requiem ("Mario in Cielo" e "Lachrymosa (Remembering Kevin)" scritti per commemorare la scomparsa di persone vicine ai membri del Kronos Quartet. Il terzo, "Requiem for Adam" del 1998, ha trovato la via per un'edizione su CD nel 2001 (anche in questo caso preceduto dalla pubblicazione del secondo movimento, "Cortejo Fùnebre en el Monte Diablo" sul CD Caravan). Scritto in memoria del figlio di David Harrington, vittima appena sedicenne di un attacco di cuore, il requiem si divide in tre parti. La prima, "Ascending the Heaven Ladder", è basata su un motivo ascendente di quattro note continuamente riarmonizzato nel suo progredire attraverso una serie di variazioni. La seconda parte sfrutta un accompagnamento elettronico a base di ottoni e percussioni campionate, realizzato e sequenziato dall'autore, a suggerire una processione funebre nello spirito (un po' aggiornato) di New Orleans. L'opera si conclude col lungo e complesso movimento che dà il titolo alla composizione.
Va citata inoltre la partecipazione del Kronos Quartet all'esecuzione di "In C" nel concerto per il 25° anniversario della composizione tenuto il 14 Gennaio 1990 a San Francisco e documentato in un CD della New Albion.
L'ultimo lavoro realizzato da Riley per Harrington e compagni è il recentissimo "Sun Rings", del 2002, per quartetto e coro su una base sonora costituita dai suoni dei pianeti registrati dalle sonde Voyager e accompagnata dalla proiezione di immagini spaziali (l'opera è stata commissionata dalla NASA), che per la sua natura multimediale dovrebbe vedere prima o poi la luce direttamente su DVD.
Anche la collaborazione con Philip Glass è proseguita negli anni con una certa continuità, a partire dal 1985, anno in cui il compositore realizza la colonna sonora del film "Mishima". Questa comprende tre distinti tipi di musica, a sottolineare le diverse fasi della vita del protagonista, per tre differenti organici strumentali. Al quartetto sono affidat le descrizioni dei momenti più personali e intimi.
Questo non è il primo quartetto scritto da Glass, ma il terzo, e il Kronos incide subito anche il secondo, "Company", risalente al 1983 e nato originariamente come musica di scena per la rappresentazione teatrale di un testo di Samuel Beckett. La breve composizione (meno di otto minuti per i quattro movimenti) compare in un loro album del 1985 insieme ad opere di Sculthorpe, Sallinen, Nancarrow e Hendrix. L'anno successivo viene anche recuperato il Quartetto N.1, opera giovanile di Glass (risale al 1966, al tempo dei suoi studi parigini), di cui il Kronos dà la prima esecuzione pubblica, ma che è tuttora inedito su disco. Dello stesso periodo è anche la partecipazione a un progetto particolare di Glass, un disco di canzoni (Songs from Liquid Days) cui il quartetto contribuisce fornendo l'accompagnamento strumentale alle voci di Suzanne Vega e Linda Ronstadt in due brani.
Il Quartetto N.4 ("Buczak") è del 1988, scritto in memoria dell'artista Brian Buczak morto di AIDS lo stesso anno; l'ultimo a tutt'oggi è il N.5, del 1991. Nel 1995 il Kronos Quartet ha pubblicato il CD che raccoglie i quartetti dal 2 al 5, con nuove incisioni di "Company" e "Mishima". Nei Quartetti la musica di Glass trova la sua espressione più intima, asciutta ed essenziale, libera della ridondanza che affligge molte delle sue opere orchestrali, guadagnando in compattezza e concisione senza tuttavia venir meno alle caratteristiche fondamentali del suo stile.
Il frutto più recente della collaborazione tra Glass e Kronos Quartet è ancora una colonna sonora, quella per il film "Dracula" di Tod Browning, del 1931. La musica ne costituisce la completa sonorizzazione, sottolineandone l'andamento scena per scena, un po' soffrendo pertanto le limitazioni imposte nell'eccessiva frammentazione dei brani (ma nel caso di Glass questo può rappresentare anche un vantaggio) e nel forzato legame con le immagini. Nel 2000 il quartetto, aumentato dallo stesso Glass alle tastiere, ha eseguito dal vivo le musiche di accompagnamento alla proiezione della pellicola in un tour che li ha portati anche in Italia. Da notare che nell'edizione discografica Glass non compare come interprete.
Più limitata l'attività con gli altri due compositori della prima generazione minimalista. Di Reich, il Kronos Quartet ha eseguito e inciso due lavori; il primo, "Different Trains", è del 1988, e riprende le tecniche di composizione basate sull'iterazione di nastri con voci estratte da normali conversazioni. In questo caso, alcuni frammenti di discorso costituiscono le cellule ritmico-melodiche che forniscono il materiale di partenza per lo sviluppo musicale affidato al quartetto, che nel corso dell'opera continua a interagire con il nastro preregistrato contenente le voci e suoni di treni (i "treni diversi" del titolo sono quelli che negli stessi anni trasportavano attraverso l'America Reich bambino dai due genitori separati, e in Europa i suoi coetanei ebrei verso più tragiche destinazioni). Anche il secondo dei due lavori di Reich incisi dal Kronos utilizza un nastro preregistrato. Nel "Triplo Quartetto" del 1999 per tre quartetti d'archi i musicisti hanno preregistrato le parti del secondo e terzo, ed eseguito la parte del primo insieme al nastro, come fanno in concerto. Il lavoro, commissionato dal Kronos Quartet, trae ispirazione dall'ultimo movimento del quarto quartetto di Bela Bàrtok, insieme ad influenze miste provenienti da Alfred Schnittke e Michael Gordon.
Non esiste invece documentazione discografica della collaborazione con La Monte Young, riassumibile in un'opera di circa un'ora e mezzo di durata composta nel 1990, "Chronos Kristalla", ed eseguita pubblicamente in alcuni concerti tra il 1995 e il 1996. Anche Young nella circostanza è dovuto ricorrere alla stesura, per lui poco abituale, di una partitura completa e dettagliata per il quartetto, invece della serie di istruzioni generiche cui aveva inizialmente pensato. Per l'esecuzione, tutta basata sugli armonici naturali e i rapporti di intonazione tra le corde dei vari archi, i musicisti dovevano accordare gli strumenti per mezzo di un sintetizzatore Rayna che forniva il tono standard programmato dal compositore. Il musicologo Kyle Gann lo ha definito come il secondo grande capolavoro di Young dopo "The Well Tuned Piano".
Un altro compositore spesso associato con la seconda generazione dei minimalisti è John Adams, anche se pure nel suo caso la definizione appare riduttiva esaminando la grande varietà delle sue opere. Per il Kronos Quartet ha composto nel 1994 "John's Book of Alleged Dances", una raccolta di undici pezzi brevi, 'danze per le quali i passi devono essere ancora inventati', secondo la sua stessa definizione. Sei di esse utilizzano una traccia di accompagnamento ritmico realizzata con i suoni di un piano preparato campionati digitalmente e organizzati in loop; nelle prime esecuzioni live i campioni erano pilotati dallo stesso Harrington, che successivamente ha preferito passare all'uso di nastri preregistrati. Tutte le danze manifestano un carattere vivace e scherzoso, che ne maschera la complessità ritmica sotto l'aspetto brillante e scanzonato. Rimane l'unico quartetto composto da Adams a tutt'oggi.
Dall'analisi delle opere esaminate, appare pertanto evidente come la definizione di minimalisti per i loro autori sia limitante, troppo legata a un momento storico ormai definitivamente concluso, e mantenuta esclusivamente per una sorta di convenzione universalmente accettata. In effetti, l'unica cosa in comune tra i cinque musicisti (oltre alla nazionalità americana) è, come fa notare Harrington nella sua intervista, il fatto di avere un comune un cognome di cinque lettere.
Anche se il minimalismo come movimento ha da tempo esaurito la novità apportata al mondo della musica contemporanea, molti dei suoi rappresentanti storici sono tuttora molto attivi, e non si sono fatti sfuggire l'opportunità di collaborare con il Kronos Quartet, con risultati prestigiosi e di assoluto rilievo. Ma questo non è che un aspetto delle musiche del ventesimo secolo affrontate da Harrington e compagni senza preferenze o preclusioni nell'arco di una carriera ricca di riconoscimenti, che ha avuto l'indubbio merito di fornire sempre nuovi stimoli al mondo della musica contemporanea, troppo frequentemente congelato in uno sterile accademismo.
Mario Calvitti (da www.allaboutjazz.com/italy)