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I ventuno pianoforti di Daniele Lombardi

 

Non è certo il gigantismo manieristico o la ricerca di impatti violenti sul pubblico che spinge Daniele Lombardi a misurarsi con ben 42 pentagrammi contemporaneamente. Piuttosto il compositore fiorentino reinventa il ruolo del pianoforte adattandolo a un uso sinfonico, moltiplicandolo fino a formare un ensemble a coda. Alcune tappe di avvicinamento hanno preceduto le due Sinfonie per 21 pianoforti, che hanno impegnato il compositore dal 1987 a oggi: prima lavori per due, tre, quattro, cinque, fino alla Grande sonata per 12 pianoforti (1984). In queste due Sinfonie in quattro movimenti, della durata complessiva di oltre mezz'ora, si rintracciano lontane memorie d'impressionanti performance del grande jazzman Cecyl Taylor, residui di una lunga frequentazione con la computer music, sia nella timbrica sia nel concepimento di complesse strutture compositive simili a frattali sonori. A questo si aggiunge la necessità di rappresentare una metafora dello spazio, che produce un profilo finale dell'opera simile a un corpus di forme scultoree, particolarmente cara all'autore, artista visivo oltre che compositore e musicista. Sebbene i pianoforti siano disposti in fila, grazie a un sistema di amplificazione si erige un muro di suono capace di restituire un identico movimento del suono nello spazio, qualsiasi sia il punto d'ascolto. In partitura, infatti, sono previste molte fluttuazioni sonore da pianoforte a pianoforte, con suggestivi effetti di onda. Ogni pianista ha poi in partitura indicazioni esecutive ordinate secondo per secondo, e suona guidato da un time-code che scorre su un video: un vero direttore d'orchestra computerizzato, che garantisce l'esatta concertazione. Nella Prima sinfonia (1987-1999), eseguita in una prima versione il 4 luglio 1987 a Firenze in via Tornabuoni, e oggetto di molteplici trasformazioni nelle esecuzioni successive (Milano, Parigi…), la materia sonora attinta dai Tredici preludi per pianoforte (1986) si forgia secondo quattro elementi aria-fuoco-terra-acqua. La Seconda sinfonia (1989-1992) approfondisce invece lo studio dei timbri e di un'idea di spazio: un primo movimento Spirali si dipana verso gli estremi della tastiera lungo un percorso elicoidale, mentre il terzo movimento, Introduzione e dieci variazioni sulla Synthèse n. 1 di Arthur Vincent Lourié, è un omaggio al compositore russo che scrisse negli anni Dieci una serie di brevi pagine pianistiche di sconosciuta ma grande importanza per la storia del pianoforte del Novecento. Lombardi assicura: non è musica per specialisti e neppure di facile intrattenimento, bensì un fenomeno che si porge all'udito dei curiosi, dei pazienti e degli interessati a un'esperienza musicale nuova, dove non riconoscere suoni già uditi.

 

Da www.sistemamusica.it