Gli effetti che la musica produce sull'uomo
In una notte d'estate due ubriachi vennero alle mani. Si presentò allora davanti ad essi un flautista, che scegliendo dal suo repertorio una melodia delicata e nobile insieme riuscì a placare i loro animi e a far tornare nelle loro menti la ragione. Il celebre aneddoto raccontato dall'antico filosofo è una delle prime testimonianze, se non degli effetti della musica sull'uomo, certo dell'attenzione che è sempre stata dedicata nel corso dei secoli a questo argomento.
La storia racconta come la musica sia stata utilizzata per il benessere dell'uomo da sempre, si può dire: basti ricordare alcuni episodi della Bibbia, della mitologia e della filosofia greca; convinzioni e abitudini presenti già nell'antichità cinese, egiziana, indiana, africana, cristiana, araba. La mentalità scientifica del Settecento non ha mancato di investigare l'argomento e da allora la letteratura, e con questa le esperienze pratiche, sono andate infittendosi. Tanto che oggi si può parlare di una nuova disciplina: la musicoterapia.
Gli effetti della musica sull'uomo sono stati studiati da vari punti di vista: fisiologico, psicologico e psicopedagogico. Naturalmente questa distinzione vale come chiarificazione concettuale, perché nella realtà questi tre aspetti sono sempre compresenti e complementari.
Dal punto di vista fisiologico, la musica ha notevoli influssi sui ritmi cardiaci e respiratori, sulla pressione arteriosa, sulla digestione, sul sistema muscolare. Ad esempio: nell'elettroencefalogramma il passaggio dal pianissimo al fortissimo, dal "solo" al "tutti", comporta una desincronizzazione delle onde alfa.
Dal punto di vista psicologico, come e più di ogni altra stimolazione sensoriale e motoria, per le sue capacità dinamiche, la musica ha accesso all'inconscio. Il vissuto musicale riguarda sia l'Es nel senso della regressione e della liberazione dalle tensioni angosciose, sia l'Io in quanto principio dominante le emozioni.
Le tecniche psicomusicali possono favorire l'individuazione dei problemi personali e delle strutturazioni psicopatologiche. Esse permettono di penetrare al centro stesso dei rapporti che uniscono la vita interiore alla realtà esterna ed esplorare il mondo dei desideri e delle paure, delle insicurezze e delle insoddisfazioni.
La musica può essere usata per una liberazione-disinibizione, attraverso il processo catartico tensione-liberazione: questo processo si può articolare come liberazione dagli affetti patogeni e specialmente come scarica dalle pulsioni aggressive; reinvestimento degli affetti positivi, con la riorganizzazione del mondo emozionale-affettivo e delle funzioni immaginarie e simboliche chi vi sono collegate.
Fare musica d'insieme e ascoltare con la partecipazione del corpo, soprattutto a livello di gruppo in ambiente-situazione favorevole e gratificante, come ad esempio quello della nostra scuola di musica, può essere utile per superare l'autoisolamento, il senso di rifiuto verso gli altri, le difficoltà interpersonali, con conseguente migliore accettazione di sé e del proprio corpo.
Dal punto di vista psicopedagogico, la musica, soprattutto se utilizzata in esercizi legati al movimento e al ritmo, può darci risposte credibili circa i riflessi, le percezioni, la capacità attentiva, analitica e sintetica.
Facendo musica si impara a dominare la realtà nel momento in cui si esercita sullo strumento un controllo fisico e lo strumento obbedisce: nella musica, più che in altre operazioni, si ha immediata auto-verifica e feedback.
Sempre dal punto di vista psicopedagogico la musica può attivare l'attenzione e la concentrazione; "motivare" l'espressione; abituare all'analisi, alla sintesi, al simbolo, alla struttura. Può essere usata come stimolo psicomotorio, per gli apprendimenti fondamentali logico-matematici, per il completamento delle capacità espressive.
La musica può essere utile per la socializzazione, intesa non solo come star bene in una determinata situazione e in un tempo particolare, ma come esperienza positiva e continuativa per far acquisire capacità e sicurezza tali da poter vivere meglio in altre situazioni e per la vita. L'esperienza socializzante nel far musica può essere utile per accrescere il gusto del vivere in gruppo; per abituare a creare, verificare e accettare le regole; collaborare e partecipare a progetti con assunzione di responsabilità; superare l'individualismo; riconoscere le proprie capacità e i propri limiti; apprendere tecniche strumentali che amplino le possibilità di comunicazione e collaborazione, aumentando la sicurezza personale.
La musica infine favorisce la creatività. Innanzitutto perché crea facilmente un clima favorevole e poi perché offre sempre nuovi e molteplici stimoli.