Giacomo Puccini
Compositore italiano, nacque a Lucca nel 1858.
Figlio d'un compositore di musica sacra, direttore di una scuola musicale, s'avviò agli studi musicali nella città natale, dove, rimasto orfano, i parenti si sforzarono di indurlo a seguire le orme paterne. Ma la pigrizia del giovane gettò un'ombra sul suo talento di musicista, e soltanto la musica di Verdi, ascoltata quand'era ormai diciottenne, lo convinse a recarsi a Milano per perfezionarsi in composizione presso il Conservatorio, dove venne ammesso nel 1880, grazie ad una borsa di studio, per diplomarsi nel 1883.
Fra i suoi maestri emergono nomi importanti, quali Antonio Bazzini e Amilcare Ponchielli, e fra i compagni di studio, e per qualche tempo anche di camera, il celebre operista Pietro Mascagni. La sua prima produzione fu un'opera di un atto, in seguito rimaneggiata in due, Le Villi, rappresentata nel 1884, a cui seguirono Edgar (1889), opera di scarsa risonanza, e, nel 1893, Manon Lescaut, il suo primo grande successo. In seguito alla composizione di Le Villi, Puccini attrasse l'attenzione dell'editore Giulio Ricordi, che ne aveva fiutato il talento, e di una giovane e bella donna, Elvira Bonturi, sposata con un amico del compositore, ma irresistibilmente innamorata del giovane Puccini.
Ne conseguì una fuga, la nascita d'un bimbo, Antonio, destinato a rimanere il solo figlio della coppia, e un lungo periodo di ristrettezze economiche e di esilio da parte di amici e parenti. Ritiratosi a Torre del Lago, nel 1891, dove visse per circa un trentennio, rafforzò il suo prestigio con le opere La Bohème (1896), Tosca (1900), Madama Butterfly (1904), La Fanciulla del West (1910), La Rondine (1917) e Il tabarro, Suor Angelica, Gianni Schicchi (1918) ciascuna in un atto e facente parte del cosiddetto Trittico.Turandot, lasciata incompiuta, fu rappresentata nel 1926 a Milano e completata poi da Franco Alfano.
Faticosamente ma durevolmente, alla fine, l'arte di Puccini è entrata nel patrimonio della cultura europea. A differenza degli altri rappresentanti della giovane scuola italiana, nei quali la vicenda artistica presto si disperse nella incapacità di superare e di sviluppare l'iniziale fervore (si pensi, a Mascagni e a Leoncavallo, inerti, rispettivamente, dopo Cavalleria rusticana e I pagliacci), Puccini pur rivelando già nella Manon Lescaut i più tipici atteggiamenti della sua arte, riuscì ad affinare, in seguito, gli slanci della melodia e a sottoporre ad un continuo processo di arricchimento espressivo anche il tessuto orchestrale.
Cantore appassionato degli eterni sentimenti umani (la cui parabola solitamente si svolge nel cuore della donna: Manon, Mimì, Minnie, Tosca, Butterfly), Puccini si tenne musicalmente appartato da certe più appariscenti ebbrezze letterarie del suo tempo alle quali, peraltro, sembrava difficile sottrarsi.
Fedele ad un più intimo ideale poetico, lontano sia dal verismo che dal dannunzianesimo più acceso, il musicista parve placare la sua ansia creativa nell'ambito dell'inquieta scapigliatura. E forse mai, ad un movimento letterario cresciuto nei limiti della provincia, fu pregio di trovare un completamento musicale e un'espansione così pregnantemente incisiva in tutta l'area della cultura europea.
La musica di Puccini si affermò fino ad interessare gli ambienti in apparenza più sfavorevoli. Non è una casualità che uno studioso, specialista in dodecafonia, quale René Leibowitz, abbia finito con l'indicare nella musica pucciniana una possibile sintesi tra il teatro musicale di Verdi e quello di Wagner.
Puccini morì a Bruxelles nel 1924.