Clementi & Cherubini, compositore e didatti
Studi e contrappunti, doppie terze e doppi cori, tecnica e fatica. Queste sono solo alcune delle libere associazioni che i due nomi di Clementi e Cherubini suscitano immancabilmente in chiunque abbia compiuto studi di Conservatorio. Ritenuti responsabili di gran parte delle sofferenze patite nel corso di studi, i due devono questa speciale accoglienza in primo luogo alle loro monumentali (e fondamentali) opere didattiche, il Gradus ad Parnassum, or the art of playing on the Piano-Forte e il Cours de contrepoint et fugue, che da quasi due secoli servono da modello per lo studio della tecnica pianistica e di quella contrappuntistica. Così, confuse ormai in modo irrimediabile le figure di didatta e di compositore, succede che ci sia ancora qualcuno che stupisca scoprendo che le Sonate di Clementi non sono studi e che la musica di Cherubini non è poi così noiosa come i suoi esercizi.
Eppure, accomunati dalla condizione di esuli in terra straniera, uno insediatosi a Londra da ragazzo e l'altro parigino d'adozione per indubbi meriti teatrali, si videro relegati già in vita a un ruolo di secondo piano nella scena musicale, nonostante l'enorme fama e autorevolezza raggiunte con la maturità in tutta Europa. E dire che sono innegabili i contributi di entrambi al linguaggio musicale dell'epoca, con la conquista di nuovi territori alla musica, nel campo del pianoforte per Clementi e nel mondo sinfonico-teatrale per Cherubini; ma spetterà alle giovani generazioni più disinvolte e libere far fruttare in nuove forme tali stimoli, portando così a compimento il laborioso processo di trasformazione della musica di inizio Ottocento, che dal protetto mondo di corte dove regnavano socievolezza e sensiblerie era stata catapultata dagli eventi nel turbolento e precario mondo moderno.
Dei due, Clementi era sicuramente il più intraprendente. Dopo aver attraversato tutta l'Europa come virtuoso del suo strumento, proponendo ovviamente composizioni originali, non ebbe alcuna difficoltà, rientrato a Londra, a impegnarsi in nuove imprese, raggiungendo gli stessi eccellenti risultati nel campo della didattica, dell'editoria musicale e della costruzione di pianoforti. Instancabile, cavalcando l'opportunità della sua nomina a direttore della Philarmonic Society, decise tra l'altro di riproporsi al pubblico nella nuova veste di compositore sinfonico, eseguendo i suoi inediti lavori orchestrali in tournée anche oltre Manica.
A darci un'idea del carattere disincantato e tormentato di Cherubini basta invece l'eloquente ritratto di Ingres che lo ritrae sì in rassicurante compagnia della Musa Euterpe, ma con il volto mezzo oscurato dall'ombra: maschera rivelatrice di quell'interiore dissidio tra pathos e austerità, tra modernità espressiva e classicità della forma che alimentò tutta la sua opera. Gli ultimi lavori sacri rappresentano il tentativo più riuscito di raggiungere questo equilibrio e il Requiem in do minore con la potenza drammatica dell'invenzione orchestrale e la severità palestriniana della sua parte vocale sarà fonte d'ammirazione e d'ispirazione per i musicisti più colti della futura generazione romantica, Brahms incluso.
Da www.sistemamusica.it