Christoph Willibald Gluck
Nacque a Erasbach nel 1714Compositore tedesco.
Figlio d'una guardie forestale, che s'oppose alla sua passione per gli studi musicali, si dedicò, in condizioni di cui nulla è stato tramandato, alla musica sin da giovinetto.
Nel 1731 si stabilì a Praga per seguire gli studi universitari, ma coltivò nel contempo anche quelli musicali.
Il predominante gusto per il melodramma italiano assai diffuso a Praga, lo portò nelle grazie del principe Melzi e, nel 1737 lo seguì per qualche tempo a Milano, dove fece rappresentare le sue prime opere: Artaserse (1741), Cleonice (1742), Ipermestra e Poro (1744), Ippolito (1745). Nel 1746 assunse e svolse eccellentemente l'incarico di direttore d'orchestra in una compagnia lirica diretta da Pietro Mingotti, impresario veneziano di illuminata intelligenza.
Il suo matrimonio con la ricca figlia d'un banchiere viennese, nel 1750, gli garantì la tranquillità economica, per cui Gluck poté dedicarsi alla composizione senza alcun timore. In questa pace e serenità, comporrà i capolavori a cui deve l'eternità nella storia della musica.
Divenuto maestro di cappella dell'Opera reale di Vienna nel 1756, ottenne i massimi riconoscimenti e le più ambite onorificenze; nel 1762, a Vienna, con la trionfale rappresentazione dell'Orfeo ed Euridice, su libretto del Calzabigi, avviò un'azione riformatrice e rinnovatrice di cui indicò i principi nella prefazione dell'opera Alceste (1767).
Incentrata su un nuovo rapporto tra musica e poesia, la riforma di Gluck tendeva da un lato a superare la meccanicità del libretto metastasiano e dall'altro a limitare, ma nello stesso tempo a potenziare, la partecipazione della musica cui veniva affidato il compito di esprimere dall'interno, illuminando personaggi e situazioni, il timbro dell'opera.
Le innovazioni di Gluck, scaturite in coincidenza con il movimento preromantico, godettero d'una vasta risonanza, in particolar modo nelle regioni germaniche e contribuirono alla formazione teatrale di Mozart, Beethoven (Fidelio) e del melodramma romantico destinato ad oscurare, non senza polemiche - delle quali fu protagonista e vittima lo stesso Gluck - il mondo melodrammatico settecentesco.
Le rappresentazioni parigine delle sue opere più importanti, quali Ifigenia in Aulide (1774), Armida (1777) e Ifigenia in Tauride (1779) furono ostacolate da vere e proprie battaglie tra i sostenitori del vecchio stile (che gli opposero Piccinni) e i fautori del nuovo. Ritornato a Vienna, colpito più volte da paralisi, sopraffatto da ristrettezze finanziarie, Gluck aspettò serenamente la morte già evocata nel De profundis, componimento per coro e orchestra, scritto verso il 1782.
L'ascesa musicale di altri grandi compositori, quali Mozart, Beethoven e Rossini gettarono nell'oblio il nome di Gluck, che venne ricondotto agli onori soltanto agli inizi del sec. XX con la pubblicazione sistematica delle sue opere, comprendenti melodrammi, ouvertures sinfoniche, balletti e varie sonate.
Morì a Vienna nel 1787.