B.B. King
B.B. King: il mediatore tra due culture, il divulgatore della musica nera, il simbolo del blues. B.B. King può essere considerato tutte e tre le cose grazie alla sua lunga storia.
Il nome originario è Riley B. King, e nacque il 16 settembre del 1925 nel Mississippi, nei pressi di Itta Bena. Il suo nome d'arte risale ai tempi di quando era ragazzo, precisamente tra il 1948 e il 1952, quando Riley presentava un programma musicale ai microfoni della WDIA di Memphis (prima emittente radiofonica del Sud degli States definita la "mamma radio di tutti i negri" e gestita solo da gente di colore) dove era chiamato Beale Street Blues Boy, abbreviato B.B.
Cugino di Bukka White, King era arrivato a Memphis già con un certo bagaglio di blues sulle spalle, avendo cantato in vari quartetti Gospel e avendo appreso da un parente predicatore le nozioni basilari della chitarra. Nel 1944 King aveva cominciato ad esibirsi sulle strade delle cittadine di Memphis grazie al congedo militare arrivato dallo Stato americano a favore dei guidatori di trattori per agevolare l'agricoltura. Ad aiutarlo a crescere sotto il profilo tecnico musical-artistico fu il figliastro di Robert Johnson, Robert Mr Lockwood, che gli insegnò il particolare stile di chitarra basato sui passaggi su una sola e singola corda, che sarà poi lo stile di distinzione del suono di B.B.King
Altro personaggio cardine per la completa maturazione di B.B King fu Rufus Thomas, che a Memphis lo fece suonare al Palace Theater dove all'epoca era il presentatore. Lì poté così completare la sua formazione musicale.
Nessun bluesman è un autodidatta come lui. Da quando cantava nei cori Gospel a quando aveva il suo spazio alla Wdia, King coltivava determinate influenze che andavano dal jazz al country con un eclettismo che è poi diventato uno dei fattori più importanti per l'affermazione tra i bianchi. Grazie alla radio acquisì quella dose di modestia, critica e autocritica, umanità e sicurezza che ne migliorarono la persona e il futuro artista che già aveva quindi un largo ventaglio di conoscenze e riferimenti musicali.
All'inizio il King cantante era molto grezzo e le prime registrazioni erano molto simili a quelle degli "urlatori" delle piantagioni d'America. Poi però la voce si sarebbe piano piano sgrezzata e resa apprezzabile grazie all'utilizzazione di alcune tecniche che apprese, come il falsetto e il melisma. Ma più famosa della voce è la chitarra di B.B.King (oggi chiamata "Lucille"): l'influenza del suo stile è derivata da Charlie Christian, T-Bone Walker e il più conosciuto Lonnie Johnson che faceva dei passaggi su una singola corda il suo cavallo di battaglia.
Arriviamo finalmente al primo successo di B.B.King, del 1951: "3 o'Clock Blues", numero 1 nelle classifiche Rith'm and blues di quell'anno della rivista Billboard. Il brano era già stato reso noto da Lowell Fulson due anni prima: quasi tutte le canzoni di B.B.King non sono originali. Anche "Every day i have the blues" era di Joe Williams, "Sweet sixteen" di Big Joe Turner, e la celeberrima "Sweet little angel" era di Tampa Red.
Il successo portò King ad essere l'artista più richiesto nei locali e nel 1956 ottenne un record mai più battuto: 342 ingaggi in 365 giorni. Presto divenne un'istituzione e nel 1966 fu la volta dell'Inghilterra: un giovane Eric Clapton e Mike Bloomfield cominciarono ad identificarsi nella sua musica e il passo dal blues nero al blues bianco fu presto compiuto. Nel 1969 diventa un nome fisso del cartellone delle due sale Fillmore e alla fine dello stesso anno "The Thrill is gone" è numero uno in America tra i Rithm and blues ma sopratutto figura nelle prime posizioni della top20 generale d'America: anche i bianchi compravano il blues, e a causa di queste affermazioni B.B King può essere considerato il responsabile della diffusione del blues tra il pubblico americano bianco.
Precisamente dopo vent'anni (1989) ritornerà nella classifiche "generali" con "When love come to town", in duetto con gli U2. Nel 1992 esce "King of the blues" e 5 anni dopo registra un album di duetti che conferma la sua capacità di essere un perfetto tramite tra bianchi e neri, tra blues e pop, tra America ed Europa, tra generazioni e generazioni. Altra tappa dell'ultimo B.B.King è "Riding with the king", con Eric Clapton, album che si è piazzato in Italia al primo posto, prima volta in assoluto per un disco blues.
Oggi, al cospetto di un'età non più giovanissima B.B.King continua a fare con forma smagliante concerti in tutto il mondo (ma in particolare a Las Vegas), partecipa ad iniziative benefiche ed umanitarie di tutto il mondo (come ad esempio il "Pavarotti & Friends"), compare in un ingente numero di spot televisivi e radiofonici d'America, e soprattutto è divenuto un simbolo universale del blues, nonché l'unico testimone in vita dello sviluppo del blues, dopo le recenti scomparse di John Lee Hooker e Rufus Thomas.